Un mio disegno in cui rappresento qualcosa che si rompe, una macchia di sporco ed una donna che sorride calma, scelti come simbolo del disturbo ADHD. Può una persona con l’ADHD trovare un lavoro in sintonia col proprio modo d’essere e che dia soddisfazione nella professione?

Rispondo subito

Invece che partire dalle premesse, voglio subito rispondere alla domanda iniziale. Sì, chi soffre di ADHD può riuscire ottimamente nella professione, trovando un lavoro che evidenzi le sue caratteristiche e le faccia diventare un pregio.

Conosco molte persone che ci sono riuscite, quindi puoi anche tu, se stai leggendo questa pagina per risolvere questo dubbio.

Cos’è l’ADHD

ADHD è la sigla di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in italiano "Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività".

Il DSM-5 lo definisce come disturbo del neurosviluppo implicante un modello persistente di disattenzione e/o iperattività-compulsività, interferente con il funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Si manifesta nei primi anni di vita e può proseguire anche in età adulta. I sintomi principali sono l’inattenzione (disattenzione), l’iperattività, l’impulsività, con diverse intensità e diversamente combinate tra loro.

Importante è precisare sin d’ora che secondo il DSM-5 non basta avere uno o più sintomi tra quelli descritti, per definirsi persona con l’ADHD. Il manuale precisa quali condizioni debbano essere soddisfatte al fine di poter ufficializzare il disturbo.

Aspetti e caratteristiche

Relativamente alla professione, visto l’ambito di questa pagina, possono esservi difficoltà a portare a termine attività e compiti, difficoltà nel mantenere l’attenzione durante le riunioni ed altri contesti simili, difficoltà nella gestione motoria, agitazione ed impulsività che possono risultare deleteri nell’ambito del lavoro in team.

Molte delle cose che a volte in ambito lavorativo vengono considerate deficienze cognitive o cattiva educazione sociale, così come incapacità professionale, a volte sono invece aspetti del disturbo. Questi aspetti, acquisendone consapevolezza, potrebbero essere gestiti ed a volte ricondotti entro soglie ragionevoli.

L’individuo

Non immaginare le persone con l’ADHD come se fossero una replica dell’altra.

L’ADHD ha molte caratteristiche, ognuna delle quali può essere presente o no nella persona che ne soffre, così come può essere presente in modo diverso sia come evidenza manifesta, sia come livello ed intensità.

Persone con l’ADHD possono essere molto diverse tra loro, quindi, così come può esserlo il loro modo di agire e la loro reazione a stimoli ricevuti.

Oltretutto va considerato il fatto che spesso l’ADHD è in comorbilità con altri disturbi, quindi il quadro si arricchisce ulteriormente.

Criteri generali professionali

Chi seleziona personale, chi assume, tende a cercare profili dove la flessibilità sia un aspetto fondamentale.

Al di là di considerazioni etiche sulla cosa, una persona che soffra di ADHD dovrebbe invece cercare un lavoro che sia in sintonia col proprio modo di essere e vivere ed a volte proprio la flessibilità potrebbe diventare un problema, qualora mettesse il lavoratore in una situazione che non sia ideale per il suo modo di funzionare.

Ad esempio una delle caratteristiche della persona con ADHD potrebbe essere una forte impulsività, che a volte è possibile tenere sotto controllo in un mestiere fatto da soli, potrebbe invece essere più difficile in ambiti di lavoro in team, in cui gli stimoli sono tanti di più e molto più eterogenei.

Ho scelto una maschera carnevalesca, come simbolo del modo in cui dovremmo prendere noi stessi quando facciamo un errore. L'autoironia può aiutare molto nella gestione dell'ADHD.

Lavoro in sintonia

Avendo stabilito quali sono le proprie caratteristiche, lasciamo perdere che siano positive o negative, in relazione al proprio (e qui ‘proprio’ è voluto) ADHD, diventa più semplice presentarsi ed ottenere e svolgere lavori che siano in sintonia.

Un artigiano per lo più lavora solo o con un numero estremamente ridotto di persone e che spesso hanno un turnover bassissimo. Una persona impulsiva potrebbe risentire meno degli effetti di tale caratteristica, in un ambito simile.

Alcuni lavori non hanno grande necessità di coordinamento motorio, quindi potrebbero essere più in sintonia con chi a causa del disturbo potrebbe invece far fatica a gestire le proprie mani e il proprio agire pratico.

Avendo difficoltà a mantenere la concentrazione, sarebbe preferibile trovare un lavoro o applicarsi in una professione organizzata in tanti piccoli task, più facilmente assolvibili per una persona con inattenzione o iperattività.

Mi fermo, vi sono numerosi altri esempi, ma ritengo che il quadro esemplificativo possa bastarti.

Iter e diagnosi

Fondamentale, però, è comprendere un aspetto: non ci si può auto diagnosticare ADHD, serve l’intervento di uno psicologo o di un neuropsicologo, perché come ho già scritto all’inizio della pagina, troppe sono le caratteristiche e le combinazioni possibili, per giudicare senza la necessaria professionalità un disturbo simile.

Con la dott.ssa Mariangela Balsamo, col link ti indico la pagina in cui parlo della psicologa, di questi aspetti ne parliamo tutti i giorni, perché molte sono le persone che assistiamo, lei sugli aspetti psicologici io su quelli professionali che ne derivano.

Se hai il sospetto di avere l’ADHD, se hai letto in giro, se ti sembrano plausibili certe ipotesi, io ti consiglio di parlarne fissando un primo incontro e poi stabilire con lo psicologo specializzato in Neurodiversità se e come arrivare ad una diagnosi.

Esercizi

La buona notizia è che se il soffrire di ADHD è confermato da una diagnosi o comunque un quadro corretto s’è definito, poi si possono fare molte cose per acquisire la capacità di gestire gli aspetti negativi che potrebbero derivarne.

Esistono esercizi che puoi fare per migliorare la tua capacità di mantenere l’attenzione, ad esempio, così come potresti aumentare la tua concentrazione. Potresti anche ridurre l’impulsività e gli errori.

Il primo passo è acquisire consapevolezza, il secondo è fissare i limiti, il terzo è porsi gli obiettivi, il quarto è applicarsi.

Trasparenza

Un’applicazione rigorosa della trasparenza vorrebbe che un candidato dicesse di avere l’ADHD in fase di colloquio.

D’altro canto, questo è sicuramente un dato sensibile, facente parte della sfera intima di ogni persona, non è detto, quindi, che la trasparenza debba arrivare sino a questo punto.

Va considerato, però, che accettare un incarico sapendo che potrebbe mancare una sintonia piena tra le mansioni ed il proprio modo di essere e funzionare, è sicuramente una propria responsabilità e qualche conseguenza non potrà mancare.

Dal mio canto, io consiglio che si discuta la cosa con il proprio psicologo, per valutarne tutte le implicazioni e decidere di conseguenza.

Non siamo fatti con lo stampino...